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lunedì 15 aprile 2019

UN BRINDISI ALLA RETROCESSIONE.


E’ finita…


La sconfitta di ieri per 2 a 1 contro i rivali del S.Agostino ci condanna ad una retrocessione matematica in terza. Finisce così una stagione tribolata, cominciata con entusiasmo ed ottimismo e terminata con uno schiaffo dal pianeta reale. Troppo pochi i punti conquistati, nonostante le prestazioni in campo quasi sempre sudate fino in fondo. Troppe occasioni sciupate per riacciuffare un treno che alla fine ci ha lasciato in banchina. Ed in effetti al terzo tempo, una vena malinconica galleggia fra brindisi, chiacchiere e spunciotti. Occhi lucidi e pensieri sospesi e già le analisi a caldo sul come ripartire dalle cose che si salvano. Sono tante a ben vedere…a partire dai numeri e dal calore che hanno circondato ininterrottamente la squadra. 




La vittoria a tutti i costi è valore di un pianeta che non ci appartiene. Mettiamo prima la serena consapevolezza che i cicli si aprono e necessariamente si chiudono per lasciare spazio al nuovo. A nuovi ruoli, a nuovi volti a nuove forme di responsabilità e protagonismo dentro e fuori i campi di gioco.
Mettiamo prima la bellezza semplice del calcio giocato, l’opportunità di inseguirla per tornare a vincere presto.


Mettiamo prima le tribune sempre gremite fino all’orlo ad alimentare una flebile speranza da un lato, a costruire una solida etica sportiva dall’altro. La Domenica, il rito della messa calcistica, gole rauche che lanciano l’assalto al cielo, cosce piene di sudore e di fango che lanciano l’assalto alla porta e braccia strette le une alle altre a celebrare qualcosa di molto più profondo di un colore, un'identità, un quartiere...a celebrare un altro modo possibile di concepire e praticare lo sport, che a ben vedere corrisponde ad un altro modo possibile di concepire e attraversare questo tempo. E’ un’arte povera che occupa in tribuna lo spazio del silenzio. E’ l’ironia eretta a valore guida che prende il posto troppo spesso occupato dagli insulti e dalle volgarità.



Non ci resta che godere di questo. Accettare in modo degno il verdetto, imparare dagli errori commessi coccolati, ma non troppo, dalla consapevolezza che sotto l'aureola protettiva del nostro Santo, i limiti fra vittorie e sconfitte divengono più laschi e confusi. E questo non significa certo nascondersi di fronte ad una necessaria analisi, ma piuttosto accorgersi che si può perdere e vincere assieme.

Lanciamo così un brindisi beffardo alla retrocessione. Alle esplosioni di gioia dopo i gol. Agli applausi ed ai sorrisi condivisi con i tifosi e con le squadre rivali. Agli improperi sonori, alle galoppate in fascia, alle parate dei nostri portieri non portieri. Ai dj set e alla cassa nuova. Ai bambini che ballano. Ai piedi che battono nervosi sugli innocenti di tribune anni '80. Ai rigori segnati e a quelli sbagliati. Ai terzi tempi condivisi sempre e comunque a prescindere dal risultato. Ai difficili ma possibili dialoghi fra generazioni. Ai campi di provincia. Alla stanchezza rabbiosa che segue le sconfitte. Alla stanchezza appagata che segue le vittorie. 


Un brindisi a noi. A tutta la dignità che puoi trovare accettando senza ossessione le sconfitte. A tutto il desiderio che siamo chiamati a trasformare in serietà ed attitudine, per tornare a crescere e a vincere presto. La storia in fondo prosegue al ritmo di questa danza e a noi ballare è sempre piaciuto parecchio.   

Adelante Precari.
Sempre oltre il risultato
Verso la vittoria!



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