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sabato 6 aprile 2019

COM'È MISERA LA VITA NEGLI ABUSI DI POTERE. In difesa di M.

La ricostruzione giornalistica seguita ai fatti di Piazza del 29 Marzo (in particolare attraverso l'articolo di Enrico Ferro per il Mattino di Padova) si è trasformata in un attacco sommario verso M. cittadina, educatrice ed attivista antifascista, sbattuta in prima pagina e violata nella propria vita privata e professionale. Deviare l’analisi di un’iniziativa collettiva in un’accusa di tipo privato e di stampo sensazionalistico dovrebbe porre una riflessione seria sui fatti e sulla modalità della loro ricostruzione non solo da parte di chi attraversava la piazza nel giorno della parata fascista, non solo da parte dei lettori e dell’opinione pubblica, ma anche e forse soprattutto da parte dei dirigenti e dell’ordine dei giornalisti.


Se c’è chi ancora pensa di azzerare questa riflessione invocando a scusa il rispetto della legalità, ci pare il caso di sottolineare che un corteo di un partito dichiaratamente fascista, che caratterizza le proprie uscite pubbliche con saluti romani ed invocazioni al duce e la propria quotidianità con aggressioni violente di stampo razzista organizzate a tavolino contro minoranze politiche, etniche e di orientamento sessuale, di legale non ha proprio nulla. Ponete a loro le vostra invettiva giustizialista ed accorgetevi che in occasioni come queste se c’è una piazza in marcia per il rispetto della legge e della costituzione, non è certo la piazza dei fascisti.
I primi a prenderne atto dovrebbero essere proprio i giornalisti anche visti i recenti attacchi intimidatori alla categoria perpetrati proprio da Forza Nuova. Loro hanno il compito di raccontare la realtà in maniera complessa, equa ed approfondita ed il potere di indirizzarne l’interpretazione.

Siamo abituati ad arringhe demagogiche ma ce le aspettiamo dalla classe politica . Siamo abituati a sentenze severe ma ce le aspettiamo dai banchi dei giudici. Leggere articoli di giornalisti che giocano a fare l’uno e l’altro mestiere, ci provoca sempre una grande delusione e stimola pure la nostra immaginazione.

Ci immaginiamo, con romanticismo forse eccessivo, la scrivania di lavoro illuminata e la penna pronta a tradurre per iscritto le riflessioni attorno ad una giornata particolarmente tesa in un periodo storico particolarmente pericoloso. Un bivio  fa da preambolo alla scelta del taglio dell’articolo. Chi accusare?

Da un lato M. donna sulla cui vita privata non vogliamo dir nulla anche perché già troppo è stato detto. Messa alla gogna per “aver scalciato e sputato sui poliziotti che la braccavano per portarla in questura” sulla base del sacro valore del rispetto della legge.

Il problema è che a pochi metri da lei, ad arringare un’altra piazza c’è Roberto Fiore,  ex capo di Terza Posizione, organizzazione eversiva che eredita il proprio simbolo dalle divisioni delle SS naziste ed è invischiata nelle trame e nei grandi crimini politici dell’Italia della storia moderna. Fiore è condannato in via definitiva per banda armata e associazione sovversiva. Scappa in Inghilterra per tornare in Italia nel 1999 ricco, impunito e soprattutto libero di fondare un nuovo partito fascista. Forza Nuova, proprio quello che predicava in piazza la necessità di abolire la 194 e di tutelare il modello di mondo fondato su “Dio Patria Famiglia
Questi sono alcuni passi della sentenza di condanna:

"...avere, in concorso tra loro e con altre persone, promosso, organizzato, costituito e comunque diretto un’associazione denominata Terza Posizione, diretta a sovvertire violentemente gli ordini economici e sociali dello Stato, a sopprimere il sistema delle rappresentanze parlamentari, nonché a compiere atti di violenza con fini di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico: la rapina all’armeria Omnia Sport, alla Chase Manhattan Bank, a Di Vecchio Anna, al Garage Italia di Via Lucrino, all’armeria di piazza Menenio Agrippa, il tentativo di omicidio di Roberto Ugolini, l’omicidio di Antonio Leandri, l’attentato alle abitazioni di Alberto Martiscelli e Franco Mattera, nonché di Fernando Cento e del Vigile Urbano Gianfranco Tomassini, l’incendio delle sale cinematografiche Induno e Garden, l’attentato presso la sede del PCI di Via Rapisardi 44 e presso il quotidiano Paese Sera, , di aver predisposto le basi clandestine ove armi tra cui i depositi di via Alessandria 129, di Acilia e di quello rinvenuto sotterrato nella Villa Doria Pamphili ed infine la diffusione del credo ideologico professato volto al violento sovvertimento delle istituzioni".

(da L'Espresso)

All’ordine dei giornalisti chiediamo come sia possibile porre sullo stesso piano narrativo queste due storie nel momento in cui a guidare l'analisi è l’altare della legalità. Invitiamo a riflettere sul fatto che gli attacchi mediatici gratuiti di cui sopra rischiano di avere incidenza sulla vita privata e professionale della loro vittima. Difendiamo M. dall’intenzione di indagini interne su di lei prevedibilmente annunciate dal provveditore e sovvertiamo l’accusa. Se qui c’è qualcuno che deve essere licenziato, sono i pennivendoli da quattro soldi, che con righe banali e scontate dimostrano una cosa chiara, semplice ed antica come il mondo: com'è misera la vita negli abusi di potere. Come se, in questo paese, di abusi ce ne fosse ancora bisogno.

Questa la missiva recepita su tavola sacra color granata dal nostro santo di riferimento: Precario, che era deluso e al quanto preoccupato prima del 29 Marzo ed oggi lo è ancor di più.
Pratichiamo da 12 anni lo sport come mezzo di inclusione sociale, benessere collettivo e individuale e pratica antidiscriminatoria per eccellenza e di fronte a vicende come questa ci sembra il minimo metterci la faccia.





Chiudiamo rilanciando alcuni dei punti della Lettera aperta al Mattino di Padova scritta da insegnanti e cittadini a difesa di M. e l’invito a firmare l'appello.


1. L’insegnante esercita le sue funzioni nel rispetto di un’etica professionale. Ai fini dell’esercizio della funzione docente è garantita – dalla Costituzione – la libertà di insegnamento e di scelta del metodo. Tale libertà serve lo scopo di formare gli studenti e le studentesse in quanto cittadini e cittadine della Repubblica Italiana. Fondamentale a tale processo è la costruzione del pensiero critico. All’insegnante interessa che lo studente e la studentessa abbiano gli strumenti per costruirsi autonomamente le proprie idee, non cosa pensano.

2. Non c’è contraddizione fra il rispetto di questa etica professionale e l’assunzione di posizioni politiche chiare, in particolare nel momento in cui ciò avviene fuori dalle aule scolastiche. Da contratto, il lavoratore non vende se stesso, ma le sole attività indicate nel contratto e nell’orario previsto: resta irrilevante la sua vita extralavorativa.

3. Questa distinzione marca la distanza dalla scuola fascista, in cui era richiesto il giuramento di fedeltà al regime.



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