Cinque mesi dopo..
L’ultima vista, il 22 maggio,
finì maluccio: non fosse stata la concomitanza del I° Sanprecario Sport
Festival vissuto al parco Milcovich, chissà come sarebbe terminata
l’avventura nei playout per la Sanpre a 11? Nel bene e nel male va bene uguale,
per fortuna è così, allora come oggi c’è una nobile causa a dar sostanza al
nostro campionato e alla stagione calcistica: siamo ancora a manifestare la
nostra contrarietà alle leggi imposte dalla Figc, a ridicolizzare la lentezza
ottusa con la quale si dovrebbero concedere permessi, residenza e diritti a
tutti i ragazzi richiedenti asilo che in questa terra lavorano, vivono e
vogliono solo giocare a calcio. Vogliamo Henry, Keita, Al Assan e
tutti quelli che lo desiderano, poter dare due calci ad una palla, poter stare
e fare quello che gli piace, secondo un diritto universale e inalienabile che è
quello del gioco.
Da queste partite, da questi
eventi concatenati fra di loro, seri e mai scontati, si disegnano i tratti
della Sanpre, nobile e di claro sentido: a legare il passato al
presente oltre alle lotte per i diritti, è la partita stessa, sono i colori
granata, è il dodicesimo Precario, l’atmosfera mai banale unita a sano e
impagabile agonismo che imprimono sapidità incredibile allo spettacolo del
calcio. Allora come oggi l’odore dell’erba inebria, tinte e luci che erano
estate evolvono in tonalità più fosche, antocianiche, a presagio del letargo,
del freddo.
Il sole però c’è, è lo stesso, e chi fra i tifosi riesce a farsi
schiaffeggiare, sente caldo tepore penetrare le membra.. e poi i ragazzi in
campo è uno spettacolo guardarli giocare, anche loro ti scaldano che meglio non
si può. Si sente all’istante che qualcosa cambia rispetto all’ultima volta,
anzi qualcosa è cambiato!!.. da lontano, a partita già iniziata, voce amica e
decisa si chiama, incita, dispensa coraggio e attenzione. Per noi questa è
primavera, lo spirito di squadra, di unione, che ogni tanto latita, si sente
adesso ben chiara, netta, sovrastante altri sfoghi provenienti dall’intorno del
Brentelle, parco multiattività stile film americano; varietà sportive
concentrate in un unico sistema.. in zona Kave, Dinamo. Se la stessa
possibilità fosse data anche ai ragazzi che vogliono giocare al pallone,
correre ad integrasi creando un tutt’uno di razze, colori e culture, allora ci
si potrebbe dire realmente soddisfatti. Per ora non è così.
Tornati attenti al rettangolo
verde, la retroguardia granata si nota, e bene: quadrata, tosta, movimenti
sinuosi da destra a sinistra e viceversa. Le facce, rispetto a maggio qualcuno
di nuovo c’è: oltre al figliol TurboPilla e sentenzaPeppe che
sono gli unici “reduci”, si muovono egregiamente i centrali e il nostro estremo
non è da meno, ne con la voce ne con la stazza, omone che oggi è pure
all’esordio fra i pali. La fisicità si nota, cominciamo ad assumere sembianze
di supereroi, dei bruti combattenti a difendere la sacra porta, diretti con
garbo balcanico dalla panchina, dove pestola e ripestola nervoso l’eroe del
gruppo Giorgio Castriota. Si fa fatica a passare, i primi 15’ sono
nostri, le palle riconquistate vengono super rielaborate in ripartenze,
fraseggi, orchestra di passaggi che concretizza intorno al 25’: buon calcio
dalla trequarti di Stefanino coscialunga, inzuccata di TurboPilla e
gol per la Sanpre, su palla da fermo è sempre tanta roba. Grandi 0:1!!
Si riparte e ancora il
pallino è nostro o almeno sembra così.. nel giro di 5’ la Kave si riporta in
pareggio, come nulla fosse, una solita palla con cui flirtiamo e accarezziamo
oltre i limiti del petting diventa preda dei blu, che con chirurgica precisione
la buttano dentro. Gli equilibri sembrano ristabiliti, sia nel risultato che
nel gioco, loro sono più pratici, palla lunga, scambio veloce e salto del
centrocampo, ma non ne viene fuori nulla.. noi ripartiamo, ci innamoriamo
continuamente della sfera, è bella e con lei disegniamo spettacolari danze
d’amore, corteggiamento infinito, flirt su flirt non producono però gli effetti
sperati.. la vediamo lontana la meta. Lottiamo come dei cani ma lo facciamo con
ordine. In tutto questo ardore anche la nostra metà campo mette del suo per
riprendersi il vantaggio.. ci si guadagna un buon calcio d’angolo: pennellata
in mezzo, allunga, tocca, passa, FraChecco la insacca.. 1 a 2.
Tornati sopra quasi si grida al miracolo: seconda segnatura su palla inattiva,
se non è record.. dovremmo farne un altro.
Finisce il primo parziale, a
testimoniare la virilità dei nostri un duro scontro a centrocampo costringe il loro
number four a guardare il resto della partita fra i tifosi. Ci siamo, la
giornata consiglierebbe castagne e brulè, il popolo ospite preferisce una, due,
diverse Morettone da 66 e un buon espresso affogato in qualche distillato
tipico Veneto, gronda l’esperienza.
La ripresa è già in campo,
sornione il meteo e ancora frastornati dal tè ristoratore, prendiamo una
stupida punizione dal limite, che il loro 10 disegna nell’angolino basso alla
sinistra del portier.. 2 a 2, e la nebbia ancora non si vede. Qui a Kave non
poteva essere una passeggiata a cercar funghi, e così non è; dobbiamo
difenderci dalle folate avversarie che ora rendono difficile l’avanzare: i
bianco granata reggono l’urto, compatti e soffrendo si supera il momento.
Triplice fischio del Signor
arbitro e tripudio precario sotto ad una insperata coltre di nebbia amica. Il
22 maggio era andata con lo stesso punteggio, un 2:3 che però fece male, ma che
ha insegnato qualcosa e di più. L’antipasto del terzo tempo lo consumiamo a
bordo campo, sosteniamo ancora che il diritto a giocare deve essere per tutti
uguale, lontani e contrari dalle contorsioni burocrate che ostacolano ciò che
dovrebbe essere normalità per tutti.
“Fatemi giocare a
pallone!!”
Hate racism, Love
Sanpre!
testo: Andreone
immagini: Vale
Belluno
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