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giovedì 4 febbraio 2016

LO SCANDALO DELLA PALESTRA GRAMSCI-CORNARO E GLI IMPIANTI SPORTIVI IN CITTA'

Mercoledì 3 Febbraio. Liceo Cornaro. L’acqua attraversa il soffitto appena ristrutturato, sgocciola per i muri e raggiunge il pavimento rendendo la palestra impraticabile. Venerdì c’è una delle sfide più importanti della stagione, testa a testa con il volley Leali di Rio, ed oggi la San Precario volley è costretta a saltare allenamento. Muffa, umidità, intonaco instabile. L’impossibilità di calpestare il campo per salvaguardare la propria salute, che poi, della pratica sportiva, è l’obiettivo principale. E’ una situazione scandalosa quella che si registra alle palestre di via Landucci. 15 società sono obbligate ad interrompere le proprie discipline a causa dell’incapacità delle istituzioni di fornire spazi adeguati per praticare sport e questo in un paese che si definisce civile, non è accettabile.


La responsabilità specifica del caso è sospesa fra la provincia e la ditta appaltatrice. Le centinaia di migliaia di euro spesi per un lavoro che nel giro di pochi anni è da rifare, fanno parte del meccanismo tutto italiano che predilige il massimo ribasso e l'emergenza, alla progettualità e alla lungimiranza.  Ma la situazione che ci troviamo a denunciare è sintomatica di un problema più ampio e generale. Dai 60 euro per giocare una partita di calcetto, alle diverse migliaia che occorrono per formare una squadra e farla partecipare ad un campionato. Dagli impianti sportivi inadatti a quelli in disuso o completamente abbandonati. Lo sport in Italia è pratica costosa ed  esclusiva e non è un caso che il nostro paese sia fanalino di coda europeo per quanto riguarda l’attività fisica, atletica e motoria!



Gli ultimi dati comparativi a disposizione (fonte: Eurobarometer) raccontano che in Italia solo il 3% della popolazione pratica attività sportiva regolarmente (5 volte a settimana) a fronte ad esempio del 12% spagnolo o del 14% della Gran Bretagna. Ma il dato più preoccupante è che fra gli intervistati il 55% dichiara di non praticarne affatto. In Svezia sono il 6%.  E' in questo contesto già di per se allarmante che apprendiamo dell’aumento delle tariffe comunali per gli impianti sportivi. Un aumento che colpisce tutti, ma in particolar modo le squadre amatoriali e penalizza dunque in maniera incomprensibile quella porzione di sport sana, lontana dagli scandali che abitano il main stream e legata unicamente al benessere fisico e psichico, individuale e collettivo.

Sembra che in molti non abbiano capito quanto sia profondo il valore sociale dello sport. Non possiamo accettare che bastino quattro gocce di pioggia a far saltare un campionato, un allenamento o anche solo due palleggi con gli amici. Non possiamo accettare nemmeno che a causa dei costi e della inadeguatezza degli impianti, si privino le persone del piacere universale del gioco e del diritto fondamentale che vi si associa: l’accessibilità allo sport. Tutelarlo, significa tutelare la qualità della esistenza dei cittadini e dei territori che condividono. 

Rivendichiamo spazi, gioco e salute. Lo sport che vogliamo è uno sport per tutti!


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