di Leo
Pilla
L’attesa è durata un bel po’, sei mesi esatti. Giochiamo la settima del campionato di Seconda Categoria. Siamo a caccia dei primi tre punti e anche se per scaramanzia non si dice.. in casa precaria abbiamo da tempo deciso di andare contro ai conformismi e ai luoghi comuni.
In città si
respira un’aria sempre più granata. In queste prime giornate non abbiamo fatto
altro che girovagare per la periferia, il seguito dei supporters in trasferta è stato compatto ed apprezzabile come
numero. Sono convinto che più di qualche giocatore avversario si sarà
emozionato sentendo cantare a gran voce i nostri cori. I precari magari ci sono
più abituati ed i supporters sanno di poter fare il dodicesimo in campo con la prestazione
di gruppo sugli spalti.
Lo stadio, il luogo di incontro per gli appassionati
del pallone ma anche luogo di scambio di idee ed opinioni extra calcistiche,
luogo di inclusione. Se vai a supportare precario la domenica pomeriggio, vai a
farti un giro, che tu sia solo, con la tua ragazza o con il tuo cane, non fa
differenza. Sullo sfondo il calcio,
che potrebbe essere l’attrazione di giornata, ma che non pretende necessariamente
di diventare tale.
La nostra
idea di stadio è questa, dove sedersi o rimanere in piedi, dove cantare o parlare
con gli amici, dove soffrire per lo svolgimento del match o starsene
serenamente in relax, in un clima di convivialità totale, dove chiunque è il
benvenuto, il “nuovo”, il “diverso”, il “pragmatico”, il “solitario” o il
“chiacchierone”. Crediamo nel valore di questo luogo legato alla dimensione
della gente che lo frequenta, tanto quanto crediamo nei principi che animano la
nostra passione sportiva, con l’obiettivo di unire sport e socialità.
Nel modello
di calcio in cui crediamo, supporters e squadra si fondono come una cosa sola,
spontanea e viva, fatta di singole teste pensanti, critiche ed attive. Il
risultato un’affezione ai colori comuni. Gioie e sconfitte sono condivise,
esaltate o ridimensionate all’occorrenza. Perché lo sport, se condiviso, vale
molto di più del risultato finale.
Comunque sia, Padova oggi ha qualcosa in più di precario, passo dopo passo, anno dopo anno, incontro dopo incontro.
Nella
nostra anomalia ci riempie di gioia
poter rendere ancora vivo questo sacro luogo del calcio padovano. Incastonato
nel cuore della città, a due passi dal “Pra dea Vae”, si erge il muro di
cemento tra la caserma Salomone, porta Santa Croce e il bastione omonimo. E’ un’emozione
diversa ogni volta che ci entro, ripensando alla storia che porta con sé, dove biancoscudati
di generazioni passate hanno sostenuto i propri colori.
Le porte
sono sempre le stesse e sono sempre aperte, anzi sono spalancate! Se sullo
spettacolo calcistico non possiamo assicurare, riguardo al contorno del
rettangolo di gioco certamente si… e se a fare da scenario bastasse lo sfondo… mamma
mia che sfondo.
Ama lo sport - odia il razzismo - tifa precario
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