di Leo Pilla

La mattina non mi parla d’altro. L’orrore è servito. In un
clima di totale confusione, a farne le spese sono sempre i più deboli, coloro
che disperatamente cercano un orizzonte, una speranza, che vanno orribilmente
incontro alla morte, senza nemmeno rendersene conto. La parte “civile”, la
vecchia Europa, che guarda, inerme, incapace di organizzarsi e di unirsi per affrontare
determinate priorità. Una strage continua di esseri umani che ci riporta indietro
di qualche secolo.
Difficile o impossibile analizzare velocemente e lasciarsi
la mente libera dal pensiero ricorrente di sentirsi inutili, o quanto meno
inadeguati, di fronte a tali fatti sconcertanti. Il sentimento dominante è di
costernazione. Dopo alcune ore mi risveglio, a fatica accantono la rabbia e non
rimane che l’incredulità.
Ci provo lo stesso per amore del precario.
Passo indietro di due giorni, h.19.30, mercoledì sera di coppa, sul campo dell’Atletico 2000, giochiamo
contro la Sacra Famiglia. Ci siamo tutti o quasi, manca il Pres, che poco dopo arriva con le maglie.
E’ la prima partita dell’anno, l'atmosfera estiva. Modulo nuovo,
il mister dispensa le indicazioni essenziali, poi i numeri. Breve riscaldamento,
sugli spalti i supporters arrivano
con calma, poi si comincia. Sarà che gli anni passano, ma sembra di giocare
contro la juniores, le facce appaiono giovanissime così come freschissime le
loro gambe.
I bianco-blu partono fortissimo, idee chiare e tecnica che
appare buonissima anche per la seconda
categoria. Infatti ci mettono subito sotto e nonostante le raccomandazioni
del mister, dopo appena 2, forse 3 minuti, sul lancio rasoterra in profondità
ci facciamo trovare impreparati e il loro 10 insacca per l’1-0.
Palla al centro e quelli lì la riprendono subito, viaggiano a
mille, hanno le idee chiare, sanno sempre come smarcarsi o cambiare il gioco.
Fatichiamo a stargli dietro e quasi non riusciamo ad uscire dalla nostra metà
campo per i primi 20 minuti. Punizione dal limite, sistemiamo la barriera ma il
tiro è troppo forte, è troppo angolato ed è troppo sul primo palo. Ciccio non se l’aspetta e la tocca
appena: 2-0. Secondo ceffone, siamo in affanno, proviamo ad alzare il
baricentro ma questi in contropiede ci silurano ancora. Il 9 è da solo lanciato
a rete, dribbla anche il portiere e appoggia sicuro in rete ma da dietro seguo
l’azione e la tolgo dalla porta all’ultimo. Coro e quasi mi emoziono, ma siamo
ancora sotto di due, non c’è tempo per deconcentrarsi.
Proviamo a reagire con un paio di affondi sulla fascia e
pallone in mezzo ma nulla di fatto. Loro non si fermano. Calcio d’angolo,
mischia in area piccola, il pallone staziona lì e un difensore loro la calcia
alla cieca, deviazione di uno dei nostri ed ancora gol. Botta tremenda! Quando
si dice l’impatto con la categoria.
Siamo alla mezz’ora e sotto di tre. Ancora due nitide
occasioni per loro ma non segnano. Poi l’8 scappa sulla fascia e punta dritto l’area
di rigore, anzi è già dentro e Vintage
lo stende. Rigore netto, possibilità del 4-0, ci guardiamo attoniti, sugli
spalti silenzio precario. Piattone rasoterra, il buon Ciccio si stende e ci
mette la manona. Palla in corner, siamo ancora mezzi vivi. In un certo qual
modo dentro di noi il rigore parato segna una svolta nelle nostre strane menti
precarie.
Andiamo finalmente negli spogliatoi. Fosse finito 5-0 il
primo tempo non ci sarebbe stato nulla da dire. Come un pugile colpito più
volte, ci sediamo a respirare e a rifocillarci. Il mister trasmette serenità e
detta la traccia per la ripresa. Ci rialziamo ed usciamo di nuovo, testa alta, come
sempre. Nella mia di testa, cerco semplici appigli per ripartire: “ Il rigore
parato è un’iniezione di fiducia e poi, peggio di così non può andare...”.
Testa libera, i precari cominciano a giocare, l’idea è
sempre la stessa, farla girare, palla a terra, sfruttare i varchi ed inserirsi.
Dieci minuti e ne cacciamo uno: Orto
fa la sponda di testa a Lello che
controlla ed infila il portiere avversario in uscita. -2 e i supporters
cominciano ufficialmente a cantare. Mi giro e il colpo d’occhio sugli spalti è
bellissimo, siamo già un bel po’ e siamo solo a fine agosto.
Quindi ci crediamo sempre di più, ora la metà campo è nostra
e Panzuto Panzella prende le redini
della trequarti. Ci inseriamo facilmente e creiamo occasioni. Bell’azione corale,
palla in mezzo proveniente dalla sinistra, Panzu la mette dentro di piatto
destro per il 2-3.
Di colpo la luce si accende e ci crediamo davvero. Girandola
di cambi, il ritmo rimane alto, sfioriamo il pareggio con il Doc che non ci arriva per un soffio. Ci
proviamo in tutti i modi ma la stanchezza si fa sentire troppo e loro si
difendono arcigni. Un Vintage mai
domo, subisce prima i crampi, poi il secondo giallo che gli costa l’espulsione.
Poco dopo arriva il triplice fischio. Rimonta solo sfiorata.
Da fuori ci salutano con affetto, il sentimento è reciproco.
Peccato, sarà per la prossima. Domenica abbiamo già l’occasione per rifarci, h.
16.00, al centro sportivo del Valsugana, ad Altichiero, contro il Sant’Ignazio.
Il campo e l’avversario li conosciamo bene. Chissà che ne possa venir fuori un
altro pomeriggio di festa insieme. Perché uniti si vince sempre.
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