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giovedì 17 gennaio 2013

SAN PRECARIO 1 - SAN MICHELE 1


Si apre male il 2013 , con i  pesanti provvedimenti cautelari  legati allo sciopero europeo del 24N. Da quanto se ne capisce, la procura ha trasformato uno zeus in una bomba carta ed i “book block” in armi di distruzione di massa , scegliendo bene, fra le migliaia di giovani in rivolta, i capri da sacrificare sull’ altare di una legalità fittizia e costringendo due fratelli alle firme ed altri due agl’ arresti domiciliari. Si apre nel segno  della repressione il 2013:  unica risposta che la classe dirigente di sto paese è capace di dare alle rivendicazioni di un movimento che diviene maturo, determinato , capace di fare paura…E cosi la prima occasione di ritrovo con i compagni della Sanpre non è il fango del campo da allenamento, ma il sagrato del tribunale di Padova, dove in centinaia ci incontriamo con lo stesso amaro sorriso stampato sulle labbra, con la stessa rabbia negl’ occhi, con la stessa gioiosa voglia di reagire…Sarà proprio questa voglia a riempire le tribune del Appiani di una moltitudine di supporter in occasione della prima partita di gennaio : San Precario - San Michele. Saranno loro i protagonisti di giornata  reclamando libertà di movimento , sostenendo dal primo all’ ultimo la squadra e bissando  cosi, nei fumogeni e nei cori, quel sano legame fra calcio e società che a noi tanto ci piace.



Dentro questa cornice, manco fosse un romanzo, le cose in campo si mettono subito bene. All’8’ il portiere avversario, mosso da un improvviso impulso masochista, passa la palla al mitico Gibbo che stoppa, guarda la porta sguarnita e quasi incazzato per la facilità dell’ esecuzione sigla l’ 1 a 0 per noi. Il primo tempo è tutto qui perché loro spingono ma non pungono e noi, invece di cercare altri gol, ci sediamo sopra il misero vantaggio e li dormiam confusi fino al fischio arbitrale.

Il secondo si apre seguendo lo stesso copione. Tanta confusione, poca qualità.  Pance  gonfie ,  gambe stanche e sguardi sperduti nel grigio del cielo che sembrano chiedersi : che cosa ci faccio io qui? Al 15’ arriva la sveglia , il nostro Doc Solmi, già ammonito, reagisce da terra ad un fallo avversario. L arbitro vede ed estrae il giallo , ma non si accorge che è il secondo e quando fischia per far riprendere il gioco scatta il putiferio : versi scimmieschi si levano dalla panchina del  San Michele ed in campo i giocatori fanno capannello imbestialiti. Mi chiedo ogni domenica che cosa spinga un umano  a scegliere la carriera arbitrale, mah!?  Fatto sta che l’egregio è circondato e solo , il suo unico alleato? Il taccuino! Prende a scarabocchiarlo come uno di quei pittori visionari che fuggono nei propri dipinti dalla collera degl’ eventi, In attesa che il tempo sistemi le cose.
La partita riprende , siamo ancora in 11 e gl’ animi son più che mai accesi. I supporter gettano a voce un po’ di forza nei nostri corpi stremati e la squadra risponde. Prendiamo il pallino del gioco e creiamo occasioni puntualmente sciupate davanti alla porta. Ci si mette pure il palo colpito al 85’ dall’ ottimo Samuel ma è finita dai…! Guardo la mano aperta dell’ egregio levarsi al cielo dal giallo fluo della sua vestaglia : 5 minuti di recupero, lunghissimi cazzo…li reggiamo bene fino all’ ultimo poi…

Calcio d’ angolo contro. La sfera attraversa l’ area , rimbalza qua e la fra ginocchia e stinchi pelosi per finire sui piedi di un rinoceronte avversario che, appena sfiorato, si lascia cadere producendo un tonfo degno dei suoi 100 kili. Attimi di silenzio e poi quel sibilo che non vuoi sentire. L egregio indica il dischetto: calcio di rigore! Nella mia testa scoppia la guerra ma le proteste sono inutili . l 11 del san Michele realizza spiazzando Andreone. Triplice fischio, finisce in pareggio.


Ed io che avevo sognato un 4 a 1 bello limpido e già mi preparavo a scrivere sulla bellezza del tradurre in campo i proclama alla libertà di movimento urlati a gran voce sotto il tribunale . Troppo prefetto per essere reale , troppo romanzesco il desiderio di incappare in qualche sogno premonitore smentito puntualmente dalla realtà dei fatti.  Non ci resta che applaudir gli spalti , riflettere sui nostri errori e digerir la delusione nel caldo e triste ventre-spogliatoio per poi affrontare il terzo tempo senza drammi e tutti assieme. Perché poi a pensarci bene, con tutto quello che ci sta succedendo attorno , il risultato non è il male peggiore, le battaglie sono tante e sia dentro che fuori dal campo, siamo già pronti a ripartire.

Forza precari, avanti tutta!

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