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venerdì 13 novembre 2020

PER LA PROTEZIONE E LA TUTELA DEL MONDO DELLO SPORT A PARTIRE DA CHI LO PRATICA - APPELLO E RACCOLTA FIRME


La seconda ondata ci ha travolto ad appena tre mesi dalla fine del primo Lockdown. Ha azzerato le prospettive del nostro settore, lo sport, così come di tanti altri comparti sociali e produttivi di questo paese. Ha mostrato le falle di un sistema che ha impiegato gli ultimi vent’anni a destrutturare lo stato sociale: depotenziamento dei trasporti pubblici, contratti di lavoro senza tutele, tagli al sistema sanitario nazionale ne sono significativi esempi. In tal contesto si è realizzato il vergognoso, ma forse inevitabile fallimento dei sistemi di gestione e tracciamento, alla base della decantata convivenza con il virus.

E così atlete e atleti, appassionate e appassionati sono stati co- stretti a interrompere l’attività, con i costi in salute che ciò comporta. Lavoratrici e lavoratori si sono fermati davanti alle palestre chiuse, magari con contratti precari mai rinnovati e dunque privi di sussidi. Le società hanno investito in sanificazione e hanno pagato le iscrizioni e gli affitti di sedi e impianti per essere poi private delle possibilità di far quadrare i conti ed essere costrette a fermare le attività educative e solidali al servizio dei quartieri. 

Lo scenario è catastrofico. Il rischio è un fallimento a catena. Abbiamo perso molto, ma ci rimane qualcosa. Ci rimane ad esempio il ritrovato valore di salute e cura, sia a livello individuale sia collettivo, a partire dai soggetti più esposti ai rischi che questa pandemia comporta. Per questo riteniamo sbagliato rivendicare oggi, di fronte ad un’allerta sanitaria generalizzata, la riapertura del nostro settore. 

Ci rimangono i debiti e le tasche vuote assieme alla consapevolezza che durante crisi come questa c’è chi si arricchisce e chi sprofonda nella marginalità. 

Infine ci rimane la rabbia, che peraltro non possiamo più sfogare nell’attività sportiva. La rabbia sostenuta dalla certezza che non dobbiamo pagare noi il prezzo di errori che altri hanno commesso. La rabbia che ci spinge a trasformare le considerazioni in richieste specifiche da rivolgere ai soggetti competenti. 


1 – REDDITO 

Ossia denaro che vada a colmare le perdite causate dal secondo blocco delle attività.
Denaro diretto ai lavoratori/trici, ma anche alle ASD e alle SSD, nella forma di rimborsi delle iscrizioni ai campionati, di azzera- mento degli affitti degli impianti, di contributi a fondo perduto per i costi di circoli e sedi sportive. 

Denaro che vada cioè a tutelare lo sport inteso come attività economica, ma anche lo sport inteso come attività sociale finalizzata al benessere individuale e collettivo, alla crescita e all’inclusione. 

2 – SALUTE 

Ossia tutele sanitarie diffuse che dovranno accompagnare lavoratori/trici ed atleti/e nel periodo di sblocco delle attività attraverso sistemi di tamponi e test rapidi garantiti, un po’ come avviene oggi in serie A. La salute è un diritto universale da tutelare a prescindere dalla disponibilità economica. Mettere in discussione quest’assunto significa non aver capito nulla della crisi in corso. 

3 – ORGANIZZAZIONE 

Ossia un tavolo di coordinamento fra istituzioni, gestori degli impianti, federazioni e associazioni sportive, con l’obiettivo da un lato di avanzare ora ipotesi organizzative e infrastrutturali comuni da applicare in periodi a bassa intensità di contagio, dall’altro di ripensare lo sport sotto la pandemia, riadattando gli spazi urbani per ospitare l’attività atletica e motoria. 

Non vogliamo più assistere al teatro del caos che ha preceduto la seconda ondata, Non vogliamo più recepire direttive improvvisate e contraddittorie, prodotte senza coinvolgere chi, lo sport, lo pratica quotidianamente. 

Ci rivolgiamo pertanto alle atlete, agli atleti, alle ASD, alle SSD e agli enti di promozione per diffondere, sostenere e sottoscrivere il presente appello con l’obiettivo di consegnarlo nel più breve tempo possibile alle istituzioni preposte, nello specifico: 

All’assessore allo sport del comune di Padova: Diego Bonavina. 
Al Presidente della Provincia di Padova: Fabio Bui.
Al Presidente del Coni Veneto: Gianfranco Bardelle.
All’assessore allo sport regione Veneto: Cristiano Corazzari.

Firma l'appello inviando il tuo nome o quella della tua società all'indirizzo: "emergenzasport@gmail.com". 

Ci sono decine di migliaia di affiliati/e a società sportive nella sola regione Veneto. Il benessere che essi/e producono in termini sanitari, sociali, educativi ed economici è un bene di prima necessità e come tale va tutelato. 


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