E’ finita…
La sconfitta di ieri per 2 a 1 contro i rivali del
S.Agostino ci condanna ad una retrocessione matematica in terza. Finisce così
una stagione tribolata, cominciata con entusiasmo ed ottimismo e terminata con
uno schiaffo dal pianeta reale. Troppo pochi i punti conquistati, nonostante le
prestazioni in campo quasi sempre sudate fino in fondo. Troppe occasioni
sciupate per riacciuffare un treno che alla fine ci ha lasciato in banchina. Ed in effetti al terzo tempo, una vena malinconica galleggia
fra brindisi, chiacchiere e spunciotti. Occhi lucidi e pensieri sospesi e già
le analisi a caldo sul come ripartire dalle cose che si salvano. Sono tante a
ben vedere…a partire dai numeri e dal calore che hanno circondato
ininterrottamente la squadra.
La vittoria a tutti i costi è valore di un
pianeta che non ci appartiene. Mettiamo prima la serena consapevolezza che i
cicli si aprono e necessariamente si chiudono per lasciare spazio al nuovo. A
nuovi ruoli, a nuovi volti a nuove forme di responsabilità e protagonismo
dentro e fuori i campi di gioco.
Mettiamo prima la bellezza semplice del calcio giocato,
l’opportunità di inseguirla per tornare a vincere presto.
Mettiamo prima le tribune sempre gremite fino all’orlo ad
alimentare una flebile speranza da un lato, a costruire una solida etica
sportiva dall’altro. La Domenica, il rito della messa calcistica, gole rauche
che lanciano l’assalto al cielo, cosce piene di sudore e di fango che lanciano
l’assalto alla porta e braccia strette le une alle altre a celebrare qualcosa di molto più profondo di un colore, un'identità, un quartiere...a celebrare un
altro modo possibile di concepire e praticare lo sport, che a ben vedere
corrisponde ad un altro modo possibile di concepire e attraversare questo
tempo. E’ un’arte povera che occupa in tribuna lo spazio del silenzio. E’ l’ironia
eretta a valore guida che prende il posto troppo spesso occupato dagli insulti
e dalle volgarità.
Non ci resta che godere di questo. Accettare in modo degno il verdetto,
imparare dagli errori commessi coccolati, ma non troppo, dalla consapevolezza
che sotto l'aureola protettiva del nostro Santo, i limiti fra vittorie e sconfitte divengono più
laschi e confusi. E questo non significa certo nascondersi di fronte ad una
necessaria analisi, ma piuttosto accorgersi che si può perdere e vincere
assieme.
Lanciamo così un brindisi beffardo alla retrocessione. Alle
esplosioni di gioia dopo i gol. Agli applausi ed ai sorrisi condivisi con i
tifosi e con le squadre rivali. Agli improperi sonori, alle galoppate in
fascia, alle parate dei nostri portieri non portieri. Ai dj set e alla cassa nuova. Ai bambini che ballano. Ai piedi che battono
nervosi sugli innocenti di tribune anni '80. Ai rigori segnati e a quelli
sbagliati. Ai terzi tempi condivisi sempre e comunque a prescindere dal
risultato. Ai difficili ma possibili dialoghi fra generazioni. Ai campi di
provincia. Alla stanchezza rabbiosa che segue le sconfitte. Alla stanchezza appagata
che segue le vittorie.
Un brindisi a noi. A tutta la dignità che puoi trovare
accettando senza ossessione le sconfitte. A tutto il desiderio che siamo chiamati a trasformare in serietà ed
attitudine, per tornare a crescere e a vincere presto. La storia in fondo prosegue al
ritmo di questa danza e a noi ballare è sempre piaciuto parecchio.
Adelante Precari.
Sempre oltre il risultato
Verso la vittoria!
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