Oggi, 7
Marzo 2018, la Polisportiva Sanprecario ha avuto l'opportunità di partecipare
attivamente alla lezione di presentazione del corso "Metodologia e ricerca
qualitativa" della prof. Annalisa Frisina.
La lezione,
trasformata per l'occasione in seminario aperto al pubblico, dal titolo
"Sport e anti-razzismo da un punto di vista intersezionale" , dal
lavoro di dottorato della dott.ssa Sandra Kyeremeh, (dottoranda in Scienze
Sociali presso l'Università degli Studi di Padova) ha anche come scopo la
presentazione agli studenti di un
percorso di ricerca, con le tecniche proprie della sociologia, che ha come
oggetto di studio la Polisportiva Sanprecario e le sue pratiche inclusive dentro e fuori dal campo.
Questa
ricerca sarà svolta dagli studenti stessi, con la disponibilità della
Polisportiva e vedrà a fine maggio una giornata di presentazione pubblica dei
risultati ottenuti.
Con il suo
intervento la dott.ssa Kyeremeh ha ben evidenziato i limiti del contesto
sportivo italiano, sia a livello istituzionale che nei regolamenti sportivi
delle singole Federazioni. Sia per quanto riguarda le discriminazioni razziali e le limitazioni nei confronti di chi non ha la
cittadinanza italiana, ma in Italia ha passato magari tutta la vita,
che per quanto riguarda il genere e l'orientamento sessuale.
La ricerca
si è svolta sia con il metodo di analisi delle fonti che con il coinvolgimento
di due squadre femminili, una di calcio e una di cricket, entrambe nella serie
maggiore dei campionati italiani. Sono state utilizzate diverse tecniche,
dall'osservazione partecipante, ai focus group, fino alle interviste alle
singole atlete.
I risultati
hanno confermato la presenza di stereotipi di genere e di razza, sia da parte
dei tifosi, che da parte delle società stesse e delle istituzioni che
dovrebbero rappresentarle.
Per quanto
riguarda il genere lo stereotipo parte anche dalla famiglia, con la decisione
di far fare alle bambine solo gli sport considerati prettamente femminili.
Per quanto
riguarda le istituzioni sportive, interessante sapere che solo recentemente il
CONI ha eliminato i riferimenti di statuto che associavano la pratica sportiva
all’esaltazione della razza e che tutt’ora nella sua sede centrale, domina
“l’apoteosi di mussolini” che fa da sfondo alle foto di rito che aprono le missioni della varie nazionali
Abbiamo poi
presentato la Polisportiva Sanprecario, con i principi su cui si fonda, come
l'antirazzismo, l'antifascismo e l'antisessismo e l'idea di uno sport come
diritto per tutti, capace di generare benessere fisico, inclusione sociale,
riqualificazione territoriale. Uno sport concepito come welfare e non come
business, sulla base del riconoscimento del suo spiccato valore sociale.
A partire da
qui abbiamo esposto le attività della polisportiva sia dentro che fuori dal
campo, con le squadre e le campagne affrontante e vinte. Da Spazio allo sport,
fino allo storico risultato del percorso di We Want to Play che ha avuto il
merito di modificare l’art.40 del Noif(norme organizzative interne Figc) permettendo così a centinaia di atleti
discriminati dalla figc per cause legate all’etnia e al paese di provenienza,
di prendere regolarmente parte ai campionati federali.
Ci siamo poi
soffermati su un argomento che ci sta molto a cuore e che sta prendendo la
forma di una nuova campagna, le discriminazioni di genere nello sport,
condividendo con gli studenti i forti limiti tutti italiani delle sport
professionistico per pochi: solo 4 sport possono vantare questo
"privilegio" e sono calcio, basket, golf e ciclismo, ma solo ed
esclusivamente nella loro forma maschile.
Tutte le
donne in Italia, nonostante le prestazioni sportive, fanno sport per diletto,
senza alcun diritto e questa situazione riguarda anche tutti gli atleti uomini che
non fanno parte dei 4 sport privilegiati.
Essere
dilettanti implica molti limiti, come l'assenza di un contratto lavorativo e di
conseguenza il non pagamento dei contributi pensionistici, il pagamento di un
rimborso spese invece che dello stipendio, il vincolo sportivo, per cui è la
società a decidere i trasferimenti senza bisogno del consenso dell'atleta.
Per le
donne, dilettanti per definizione, la situazione è ancora più difficile, perchè
oltre ad essere dilettanti per legge, non hanno alcuna tutela per la maternità
e sono costrette a firmare contratti con le cosiddette "clausole
anti-maternità" che prevedono la rescissione automatica del contratto nel
caso l'atleta rimanga incinta.
Per ovviare
a questi limiti medievali nell'accesso ai diritti nello sport, si assiste al
fenomeno della militarizzazione sportiva, che obbliga gli atleti ad arruolarsi
nei corpi militari per avere le tutele proprie di un qualsiasi lavoratore, non
considerando le conseguenze di questa scelta a fine carriera, quando per
mantenere il posto di lavoro sono obbligate ad avere a che fare con tutto ciò
che riguarda la carriera militare, armamenti compresi.
Il seminario
si è concluso con gli interventi dell’assessore allo sport Diego Bonavina e
della prof.ssa Annalisa Frisina che ha invitato gli studenti attraverso i
sistemi di studio partecipativo, ad abbattere le barriere interpretative che
portano spesso a definire in modo stereotipato coloro i quali decidono di
muoversi e attivarsi per produrre riforme e cambiamento dal basso.
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