Di seguito il comunicato in versione integrale del giocatore, in risposta alla squalifica a vita commutatagli dalla federcalcio turca.
Cari sostenitori dell’Amedspor e popolo prezioso...
Ho giocato a calcio per due stagioni e mezzo, con
entusiasmo, nella squadra dell’Amedspor alla quale ho dato il cuore. Di questo
periodo conservo dei bei ricordi che non potrei mai dimenticare. Oltre al
calcio, abbiamo stretto legami sinceri con la nostra gente. Ho avuto giorni
pieni di amore, rispetto, gioia e felicità e una grande famiglia che mi ha
offerto tutto ciò. Non si può dire che su questo cammino che abbiamo intrapreso
con l'obiettivo della vittoria, abbiamo avuto molto successo. Ci ha sempre reso
tristi. In qualità di Amedspor, eravamo tristi, abbiamo riso, ci siamo presi le
nostre colpe. Abbiamo sentito e fatto sentire tutte queste emozioni.
Anche prima dell’Amedspor la mia vita è stata costruita
sulla libertà, la pace e la lotta per la mia terra. Sapendo che portare
l'identità dell’Amedspor, richiede una lotta ardua e difficile e di restare
sempre in piedi a testa alta, ho cercato di mostrare un atteggiamento adeguato.
Mi sono comportato con la consapevolezza che non si può ridurre tutto al
calcio. Dopo l’Amedspor continuerò la mia vita, con questa attitudine. Ho messo
al di sopra di tutto, gentilezza, bellezza, solidarietà, pace, vita umana e
patriottismo, che richiedono una sensibilità sociale. Perché questi sono i
valori a cui sono legato. Sono loro che mi rendono l’uomo che sono. Il giorno
in cui dovessi rinunciare a questi valori, sarei distrutto.
"Chi non si riappropria del suo passato, non potrà
avere né il suo presente né il suo futuro." La persona che non si riappropria
della sua storia e della sua cultura, non potrà possedere la sua dignità e la
sua vita libera. L'essere umano può esistere solo attraverso la sua storia, la
sua cultura e la sua società. " Ho sempre vissuto secondo queste parole,
che per me sono estremamente sensate. A causa di questa posizione, ho sofferto
sui campi di calcio aggressioni verbali e fisiche. Il vile agguato che mi ha
colpito di recente in Germania, avrebbe potuto togliermi la vita. So molto bene
che Dio mi ha protetto attraverso le preghiere della nostra gente e delle
persone che mi conoscono. Non sono rimasto insensibile ai massacri e agli
scontri a Sur, Nusaybin, Silvan, Cizre, Silopi, Şırnak. Non potevo stare in
silenzio mentre le persone morivano vicino a me e non l’ho fatto. Come persona
che desidera la pace, non posso neanche rimanere insensibile alla guerra
condotta in Africa. Perché le persone stanno morendo.
Ho fatto una richiesta di sensibilizzazione in modo che
queste morti, che questa guerra si fermi. Ho sempre reagito e continuerò a
reagire contro la persecuzione, contro l'ingiustizia ovunque essa sia nel
mondo. È un mio diritto umano e legittimo. Ma la stampa turca (quella al
potere) ha riportato ciò per l’ennesima volta in maniera distorta,
trasformandomi in un bersaglio di una campagna di linciaggio mediatico. Per
questi media di fango le pratiche di calunnia sono diventate una tradizione.
Non dobbiamo dimenticare che le persone, prima di essere atleti, medici,
insegnanti, artisti, amministratori, lavoratori, credenti o atei, di destra o
di sinistra, conservatori o liberali, sono esseri umani e hanno la
responsabilità di appropriarsi dei valori dell'umanità. Sebbene con il mio club
Amedspor, abbiamo rotto il nostro contratto di comune accordo, prima della
decisione della Federcalcio turca, ho ricevuto pesanti sanzioni come mai nella
storia del Consiglio disciplinare del calcio professionistico della Turchia. La
mia licenza calcistica è stata rimossa, sono stato bandito dal calcio in
Turchia e ho ricevuto multe esorbitanti. Il fatto che la federazione mi abbia
dato la più grande sanzione della storia, dimostra quanto questo gesto sia
politico e portatore di pregiudizi.
So molto bene che la decisione è politica. Le vostre mani
fasciste e sanguinose, hanno toccato come tutto il resto, anche il calcio. In
verità, non vorrei essere parte di un sistema così sporco e in effetti la vostra
decisione mi ha sollevato un po'. Vorrei che fosse noto che questo tipo di
sanzioni e imposizioni non possono togliere la mia ambizione per la pace, la
libertà e il patriottismo. Non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, e continuo
a pensare a ciò che non potrò fare. La resa conduce al tradimento, alla
resistenza alla vittoria. Abbiamo resistito a Koçgiri, abbiamo resistito ad
Ağrı, abbiamo resistito a Dicle, Dersim, Kobanê e abbiamo resistito ad Afrin.
Abbiamo resistito per il Kurdistan e continuiamo a resistere. Vinceremo. Per
tutta la vita sono rimasto in piedi, ho difeso coloro che hanno ragione e vissuto
degnamente.
Qualunque sia il contrario. Qualunque siano le conseguenze,
questa attitudine sarà la mia filosofia di vita, fino alla morte. Se la morte
deve venire, per questo popolo, per la pace, per una vita dignitosa, che venga
pure. Dopo tutti questi periodi problematici, non posso tornare ad Amedspor e
alle mie terre. Lascio al giudizio del nostro popolo, tutte le ingiustizie, le
illegalità e le persecuzioni. Ringrazio infinitamente tutto l’Amedspor, i
nostri supporters, i miei compagni di squadra e la nostra gente, che,
soprattutto dopo il recente attacco, mi hanno chiamato, mi hanno sostenuto, e
mi hanno dimostrato il loro supporto in tutto il mondo. Tornerò un giorno con
il motto "ciò che non uccide, rafforza" e vivremo insieme giorni di
pace, serenità e libertà. Ci riusciremo. Questo non è un messaggio di addio ma
di esistenza. Perché assieme alla mia identità calcistica, sono anche, fino
alla fine delle mie unghie, il piccolo figlio di Seyit Rıza.
Vengo da Dersim, vengo da Amed, vengo dal KURDISTAN. Con
tutto il mio rispetto.
Deniz Naki
tratto da: sport popolare
Nessun commento:
Posta un commento