di Leo Pilla
Quella sfera chiamata palla custodisce al suo interno qualcosa
di mistico. Qualcosa che la fa elevare dalle più razionali logiche del
ragionamento umano.
Nella partita ventidue corpi la rincorrono e lei per lo più
sfugge al loro controllo. Ammaestrarla è cosa per pochi, ci si riesce solo durante
alcuni concreti momenti della gara. Momenti che possono risultare decisivi,
talvolta fatali.
Lo stadio. I tifosi circondano il terreno di gioco. Loro
gridano e saltano, si toccano la faccia, i capelli ed il mento, si mordono le
labbra. Poi si uniscono e cantano insieme.
Domenica 19 Febbraio h. 15.00, Brusegana – San Precario.
Sintonizziamoci sulle frequenze radio:
“ Due tra le migliori compagini del campionato si affrontano
oggi al comunale di Brusegana, nella periferia padovana. La giornata è
gradevole, oggi splende il sole. Temperatura dell’aria che si aggira intorno ai
dieci gradi centigradi, condizioni perfette per il gioco del calcio. Che possa
essere il terreno di gioco l’unico non all’altezza in questo pomeriggio? Lo
scopriremo insieme. Quasi tutto pronto, le squadre escono dagli spogliatoi e si
apprestano a fare il loro ingresso in campo.”
L’arbitro fischia e taglia il filo.
Inizia lo spettacolo.
Il campo è infame e lo si capisce da subito; la palla se
giocata rasoterra può assumere traiettorie maligne, ogni rimbalzo le può far
cambiare direzione all’ultimo. Allora la partita inizia contratta e paurosa, da
ambo le parti c’è timore reverenziale. Lancio lungo per i primi 10 minuti e non
si vede nulla di calcio. Solo un lampo: punizione Brusegana, palla che scheggia
la traversa e si spegne sul fondo. Loro sembrano più convinti, alzano il
baricentro marcando il territorio di casa con incursioni qua e là e qualche
tentativo da fuori area. E’ il minuto 20: cross da destra, respinta corta della
difesa, confusione in area piccola e tap-in vincente da due passi per l’ 1-0
Brusegana.
Sguardi attoniti. Bisogna reagire e bisogna farlo subito.
Bisogna passarsi di più e meglio il pallone, gestirlo con più attenzione,
essere più incisivi. Però l’asse Oba-Gigio oggi funziona, o
comunque è da quel lato che riusciamo ad inserirci e penetrare con maggiore
continuità. Altro angolo conquistato sulla destra: di testa ci proviamo ma la
concretezza ogg¡ non sembra il nostro forte.
Mezz’ora di gioco, Oba fraseggia con il conte Marco
Esposito, chiude il triangolo e viene steso in area. Dal dischetto lo
stesso Oba che con lo stessa efficacie parabola di sempre mette dentro per
l’1-1. Nono centro in campionato per lui e quinto penalty buttato dentro su cinque
(niente male!).
Daje precari! Siamo ancora vivi.
Si va al riposo sul pari. Consapevoli di poter fare ancora meglio
e di avere molto altro da spendere, rientriamo in campo belli convinti. Ora ci
crediamo e lo si vede subito. La curva è davvero uno spettacolo. La sento
vicina e poi sono proprio belli da vedere.. però occhi sul campo, oggi ogni
distrazione può diventare fatale. Perché i padroni di casa, nonché vice-capolista,
non abbassano nemmeno loro, ritmo ed intensità. Si alza il livello ed il quadro
appare in perfetto equilibrio.
Poi il fattaccio! Nel giro di un minuto succede tutto: Oba
commette fallo a centrocampo e il direttore di gara per errore segna sul
taccuino il giallo a Marco Esposito , il quale
immediatamente dopo prende una botta al naso durante uno scontro e si ritrova sanguinante.
L’arbitro, senza interrompere il gioco, lo invita ad avvicinarsi alla nostra
panchina, riferendosi probabilmente al fatto di farsi medicare lì, visto che
rimanere in campo sanguinante consiste infrazione: lui invece per errore rimane
a farsi medicare a bordo campo, poi fa per ritornare in campo autonomamente. Non
l’avesse mai fatto. L’arbitro lo vede e senza aprire bocca gli estrae il giallo
in faccia, che ad insaputa di tutti si rivela essere il secondo, generando la
conseguente espulsione. Siamo intorno al 15’ del secondo tempo sull’1-1. Si
compromette la partita. La rabbia mi sale prepotente. “Così ci puoi rovinare l’andamento del campionato!”,
dico all’arbitro. Io sostengo fortemente che ne abbia procurato quantomeno il
rischio. In primo luogo per non aver applicato la diciottesima regola dell’arbitraggio, quella del Buonsenso, che si descrive come: “La
necessità dell’arbitro di agire con intelligenza e sapendo leggere lo spirito
della gara”, la quale risultava in quel momento molto combattuta, anche se corretta, vista
l’importanza della posta in palio. In secondo luogo per il clamoroso errore da
matita rossa commesso, quello di annotare l'11 invece del 10 sul suo taccuino
un minuto prima: “rimandato a settembre!”, come si direbbe.
Un altisonante “Eccessivooo…!!!” si eleva dagli spalti.
Nemmeno il tempo di capire che è davvero successo, la confusione precaria ci pervade. Tempo zero
due e pigliamo il 2-1. Mazzata tremenda!
Peccato poi dover annotare i soliti comportamenti che da oramai
10 anni a questa parte siamo condannati ad apprezzare nei campi di provincia.
Grande esultanza dopo la nostra espulsione, poi un coro che imita “din-don” sul
gol del 2-1..
Vabbè lo sfottò ci
può pure stare (quello).. e non siamo mica in chiesa!
In ogni caso poi è la solita storia, noi si canta più forte
di loro, come a sommergere con stile ogni tipo di provocazione. E’ così che curva
e giocatori in campo si accendono insieme. I gradoni gremiti si infiammano e diventa
una bolgia! Il mutuo scambio di buone vibrazioni con i Supporters provoca una
seconda reazione in campo.
In dieci e sotto di un gol, con assenze pesanti sul groppone
e Mister
Arlen allontanato dal campo anzitempo (eccessivooo…), si punta la porta
a testa bassa come il toro che vede rosso. Solo che a noi i tori ci piace
vederli al pascolo mentre si godono una
bella giornata di sole. Quindi leoni diventiamo ed entrano anche Henry, Gialla ed Alassan a dare manforte alla causa.
Dietro ci piazziamo a tre con Peppe padrone e Ya Ya
che appena vede il varco prova la botta da lontano. Ah ahahaha… che spettacolo!
Mi sento bene e credo nel pareggio.
85’ di gioco, Perro sulla destra, limite del fondo,
di suola muove la palla, salta il suo diretto avversario e mette un pallone
pazzesco in area per Henry, il quale si smarca benissimo e mette dentro con il piattone.
Ciao….….vedo doppio... Pareggio alla penultima
curva della gara, voluto, cercato, trovato; strameritato!
Con il cuore a mille battiti al secondo e l’adrenalina sopra
i livelli consigliati, torno a centrocampo. Sistemo i pantaloncini, asciugo la
fronte con la manica, gesti rituali e una corsa un po’ difficoltosa. La
tendenza è quella di rilassare i muscoli e la mente, visto il pareggio appena
ottenuto, visto che stiamo correndo da circa un’ora e mezza e visto che tra
cinque minuti tutto sarà finito. Facile distrarsi, facile farsi prendere dal
pensiero di una birra in mano mentre sorridiamo insieme con i ragazzi, lì fuori
a pochi passi. In verità mi immagino anche la bottiglia e i minimi dettagli, ma
tengo botta. Il blu del Brusegana ricomincia il gioco da centrocampo, scambio
sulle tre-quarti, poi subito palla sulla destra, mentre rincorro per l’ennesima
volta l’attaccante che taglia da sinistra verso la porta per mettermi davanti a
lui ora che sta arrivando quel traversone verso il centro. Sento che sono in
vantaggio e che sto coprendo la palla. Tanto poi c’è pure Rava che la attende tra
le sue braccia, sul primo palo.
Sono a un metro da lui, forse due. La palla rimbalza e subisce
una deviazione quasi impercettibile. Franco va con le due mani. Poco convinto
lo posso dire Frank? E mentre scrivo sto sorridendo! Perché la palla gli passa di
fianco e finisce dentro. Perché anche questo è il gioco del calcio, che poi
rimane pur sempre un gioco, mai dimenticarselo. Sbagliano in seria A, in
Champions League e anche nella finale dei mondiali.
Anche gli arbitri sbagliano e anche questo capita in tutte
le categorie. Quindi guai ad addossare colpe. Non ci riguarda e non ci
interessa.
Pazienza, è andata in questo modo ed era pure già scritto, solo
che noi non lo sapevamo..
Eppure siamo ancora vivi, vedi.
Ripartiamo dalla voglia che avevamo nel secondo tempo. Ce
l’avevamo quasi fatta a fare l’impresa oggi e la prestazione c’è stata.
Ora manca una partita in meno e l’asticella si è alzata un
altro po’, però noi siamo ancora lì che continuiamo a crederci, pronti per
ripartire, decisi a fare un altro salto, questa volta più maturo, questa volta più
deciso.
Chiudiamo la serata insieme in Yarda a festeggiare il Lama,
quindi poco male… non c’è tempo per deprimersi neanche un po’.
Oggi un’altra
esperienza accumulata che si convertirà a nostro favore in un futuro non
lontano. Costruire basi solide è un investimento. Talvolta i risultati non si
concretizzano nell’immediato ma il progetto San Precario ha già consapevolezza,
ha compattezza ed un futuro sempre più roseo di fronte a se.
LOVE SPORT, HATE
RACISM – SUPPORT SANPRECARIO!
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