.

.

martedì 24 gennaio 2017

FORSE NON E’ LA FELICITA’ CIO’ CHE VOGLIO, MA UN PERCORSO PER RAGGIUNGERLA

di Leo Pilla
H.10.23 domenica 22 gennaio, mi sveglio con le note dei FASK, il brivido di piacere mi invade, quelle parole rispecchiano il mio stato d’animo. Galleggiando dolcemente mi risveglio, scivolo verso una tazza di caffè, fuori c’è il sole che risveglia i sensi. Borsa, cibarie, poi salgo in macchina, realizzo meglio dove sto andando e perché: S. Anna di Piove, La Saccisica, prima di ritorno, andiamo a prenderci tre punti per ricominciare a correre!
Arrivo al campo già noto. Da una parte il bel ricordo dell’inzuccata che portò al pareggio in una partita complicata di quasi 4 anni fa, dall’altra l’inevitabile pensiero che esattamente la partita dopo il mio crociato fece crack e seguì un calvario sportivo lungo quasi 2 anni prima di ritornare in campo.
Niente, quella è storia passata.. ma non per questo la toccatina di palle ci cade lo stesso.


Mi ritrovo a passeggiare dentro al campo e lungo la fascia incrocio Evarist, lo vedo concentrato ed emozionato per la prima convocazione. Oltre a lui ci sono anche Henry ed Alassan. Keita invece non ha trovato spazio oggi tra i convocati, così come altri compagni. Siamo in tanti e bisogna fare a turno ma ciò che davvero conta è aver raggiunto il risultato atteso riguardo alla battaglia intrapresa contro gli inutili regolamenti che limitano i tesseramenti in FIGC. Questo ci riempie di orgoglio e vada come vada, in un certo qual modo noi abbiamo già vinto.
Cerchio a centrocampo in attesa dell’ultima carovana precaria. Oba era andato a Sant’Angelo di Piove, ma nel giro di poco tutto rientra e siamo pronti per cambiarci.

Sono le h. 14.30, in lontananza un tocco di campana, poi si comincia. La gara parte in sordina, si fatica a dare aria al pallone, ingorgo a centrocampo e lo spettacolo ne risente. Manca un po’ di convinzione precaria e lo si nota, oltretutto il terreno di gioco non aiuta affatto: avete presente un Oro Saiwa inzuppato quel tanto che basta da renderlo friabile ma che non si rompe del tutto? Ecco, all’Oro Saiwa spolverateci sopra una granella di nocciole (i ciuffetti d’erba un po si e un po no) e poi fateci rotolare la palla sopra. Se poi per giocare usate dei palloni che il loro dovere l'avrebbero già fatto e che per la stragrande maggioranza sono sgonfi e differenti l’uno dall’altro, neppure alzare il pallone diventa cosa facile. Vogliamo aggiungerci che gli ultimi 20 mt in fondo al campo sono rimasti all’ombra e che quindi c’è la pista di pattinaggio? Così diventa complicato anche concludere le azioni, infatti Oba, Checco e Marco hanno serie difficoltà di equilibrio e tra forza di gravità e scarsa lucidità si arriva più volte in area senza mai (dico mai) tirare in porta. Dell’egregio di giornata non si parla come da stile precario e nemmeno lo si protesta in campo. Vista la difficoltà anche su quel fronte, come giusto mi permetto almeno un commento: ampiamente rivedibile.
C’è anche La Saccisica in campo e premettendo il massimo rispetto dell’avversario, mi concedo altro commento. Il loro gioco è lento e costante, coerente con i loro mezzi a disposizione, tra il discreto ed il mediocre: palla dal centrale ai terzini oppure ai mediani e lancio fendente per i rapidi e coordinati inserimenti dei laterali. Tutto abbastanza sotto controllo anche se un po’ soffriamo le loro ripartenze dopo le nostre lunghe ed inefficaci propulsioni offensive.
Alla mezz’ora la svolta: calcio d’angolo avversario respinto lungo dalla difesa, palla che rimane lì, il tipo da solo fa per calciarla di tutta forza di fronte a Ravaglia, io allungo la zampa e prendo prima la palla con i miei tacchetti e poi il resto del giocatore. Totale, stecca sulla mia rotula con i suoi tacchetti (non so ancora come sia successo), sangue dalla mia gamba, arbitro a 1mt di distanza, rigore ineccepibile e proteste da escludersi. Va beh.. quando si dice “oltre al danno la beffa”.
Numero nove spiazza Rava rasoterra e 1-0 Saccisica.
Dopo alcuni disperati e scoordinati tentativi di offendere la porta avversaria si conclude il primo tempo. Rientro in spogliatoio pensando che ora tocca a noi attaccare dall’altra parte, questa volta senza il sole in faccia.
Seduta motivazionale prendendo il the caldo, poi di nuovo fuori a combattere!
C’è intesa e convinzione nei nostri sguardi, si ricomincia a giocare e cominciamo a divertirci insieme.
Se prima il pallone ce l’avevano qualche volta loro, ora ce l’abbiamo solo noi, finisce l’azione e ce lo andiamo a riprendere sulla tre-quarti con gli occhi della tigre e con la consapevolezza che la clessidra durerà ancora 45 minuti, il tempo sufficiente per fare i 2 gol.
Esattamente in questi frangenti iniziali della seconda parte di gara sento che è solamente questione di tempo e che se non molliamo un metro otterremo il risultato.
Offensiva a spada tratta, entrano Perro e Solmi per Oba e Checco. Forze fresche, assetto nuovo e cambia l’inerzia del match: eravamo in terza, dentro la quarta ed ora possiamo spingere a tutto gas in attesa del rettilineo finale.
Il Doc si piazza lì e le prende tutte di testa, Perro sguscia ovunque imprendibile e creiamo pericoli su pericoli senza però concretizzare. La frustrazione ci aleggia sul collo ma noi con una manata la allontaniamo d’istinto e poi minuto 82’ di gioco: Henry sfonda, lotta come un leone sull’ennesimo pallone a metà, rimpallo a favore, palla conquistata, ultima finta di corpo verso destra prima di appoggiare di potenza con il piattone aperto per  l’1-1. Gol alla Holly e Benji. La panchina salta in aria!! Apoteosi precaria. Mi ritrovo a prendere per mano i miei compagni per riportarli a centrocampo. Ci rimangono 10 minuti con il recupero e dobbiamo farne uno ancora.
Palla al centro e di nuovo palla nostra, si macchinano azioni, palla a terra, catena di montaggio esegue ordine prestabilito e poi minuto 86’: Perro sulla tre-quarti salta uomini come birilli e vola sulla sinistra, poi appoggia al centro per Marco Esposito che da perfetto spadaccino insacca. E’ l’1-2. Esplode tutto, corpi sommersi da altri, urla incontenibili, saracche dei padroni di casa che pensavano quasi di avercela fatta a contenere l’ondata precaria. Nulla di tutto ciò, Precario invade il campo e si prende la vittoria.
E’ la vittoria del gruppo, del lavoro e del sudore speso in settimana, della consapevolezza dei nostri mezzi e del gruppo unito, un gruppo sano, un gruppo vero. Di Arlen, del Rasta, del Pres e della First, di Fierli e di Uarbo e poi di tutti i nostri SUPPORTERS che vengono a prendere freddo una domenica pomeriggio invece di stare a casa sul divano o comunque più comodi e più al caldo rispetto ai gradoni ghiacciati della tribuna di S.Anna di Piove di Sacco.
Ecco, forse non sarà la felicità vincere una partita di calcio di terza categoria il 22 gennaio, a 31 anni, però tutto quello che ci sta dietro mi rende davvero felice e questo è quello che davvero conta.
Orgogliosi di essere precari!
LOVE SPORT, HATE RACISM and SUPPORT SANPRECARIO - SP 07

Nessun commento:

Posta un commento