di Leo Pilla
Finalmente è domenica. Alle spalle il carico emotivo di una settimana
che ha certamente lasciato il segno. Nella
testa rimbombano i commenti che hanno riempito questi giorni, si è giunti a un punto di non ritorno. Un bombardamento
mediatico frivolo che ha il sapore della beffa. Nel marasma è difficile riuscire a fare un’analisi che
possa costruire anzichè disintegrare ogni speranza contro il muro dell’odio
appositamente costruito. Muro fondato su basi solide e ben radicate in
basso, dove il nero regna sovrano e il terreno è fertile per crescere i
fiori del male.
Sarò fatto
strano, ma in questo clima arrivo al campo di gioco più tranquillo del solito e
sento meno la tensione pre-partita. La giornata è fredda e manco a dirlo, è uscito
il sole.
Arrivo in
ritardo causa lavoro, ma in tempo utile per fare parte della ciurma. Non c’è
tempo per saggiare il terreno di gioco ma vista la pioggia di ieri è
sicuramente da sei, infatti il Cap
conferma. La Maci raccoglie i
documenti, ci siamo quasi, arriva anche quello di Ciccio, quindi ci siamo tutti. Il Mister legge la formazione, che presenta diverse novità. Ci sono
anch’io dall’inizio e gli occhi si trasformano immediatamente in quelli della
tigre. Consigli e motivazioni trasmesse da chi di calcio ne sa a palate, il che
ci rassicura come sempre. Poi ci cambiamo per prepararci a fare la guerra! Sarà
il giorno della svolta? Io ci credo. Il riscaldamento al Monti è denso e la concentrazione aleggia tra i precari. Ultimi
passaggi sul terreno di gioco dell’Appiani,
gli spalti cominciano a popolarsi. Tega
mette roba ed in perfetta sintonia con i Rage Against the Machine cominciamo a
caricarci.
Aspettando
l’arbitro per l’appello mi ritrovo in pace assoluta. Mi viene in mente la prima
volta che indossai la maglia della Sanpre,
era un’amichevole pre-campionato. Avevo addosso quella stessa maglia bianca,
sulle spalle lo stesso numero 2, nel cuore un’emozione che non scorderò mai. Si
giocava di sera, a Pontevigodarzare, dove ci siamo allenati per qualche tempo,
contro il San Carlo. Sulla fascia a fare da guardialinee il mitico Toni Barbato, che mai dimenticheremo,
uno dei nostri.
Come detto,
oggi tante novità: in porta Ravaglia che
debutta con la Sanpre. Linea a 4 in difesa: da dx a sx Zizza – Pilla – Ferrari – Mainente. Centrocampo inedito nella sua parte alta, dove troviamo Panzuto Panzella , Vj oppure Viegi, Vigi o Dj all’occorrenza e Uarbone, mai così in forma dai tempi del Rio. Dietro a loro, a fare
i players davanti alla difesa c’è tutta l’esperienza e la saggezza di Billy detto Bindi e dell’orator Fierli. Davanti a tutti, a fare da boa,
Ortolino Ortolan.
H. 14.30,
inizia SAN PRECARIO – DUE MONTI ABANO.
Giuste dosi di spensieratezza e concentrazione fuse insieme possono creare la
tensione ideale da portarsi in campo, infatti ingraniamo da subito le giuste marce, il motore gira e
stiamo bene. Nella prima mezz’ora maciniamo gioco, senza renderci
tuttavia troppo pericolosi, manca il guizzo negli ultimi 20-30 metri. Dietro
non soffriamo neanche troppo. La partita non si sblocca e verso il finale di
tempo rischiamo di prenderne uno, ma il buon Ravaglia fa guardia della sacra
porta e balza come un gatto sul palo di riferimento per respingere il colpo a
botta sicura dell’11 avversario. In successione ci provano Panz con destro centrale
e Vj con rasoterra a lato, ma con scarsa fortuna.
Negli
spogliatoi il mister dispensa fiducia ed inietta la carica giusta per
sbloccarla, poi esce. Noi ci guardiamo convinti che andremo a cambiare la
storia del match. Infatti nel giro di pochi minuti prendiamo il campo, i Supporters cominciano a cantare e ci
spingono sempre di più. Me ne capita una sulla testa, ma il difensore la sfiora
all’ultimo e non riesco ad indirizzarla bene in precario equilibrio. Al quarto
d’ora entra Perro per Vj e il
talento si fa subito spazio tra le linee difensive avversarie, scombinando i
piani. Un paio di serpentine da brivido prima di trovare lo scambio vincente
con Panzu per far esplodere il sinistro in diagonale. E' 1-0! La tribuna si infiamma.
Occhio a
non sbandare raga! Si continua a cantare, fioccano di seguito numerose
potenziali occasioni ma non raddoppiamo. Le vibrazioni in campo sono buone,
stiamo tenendo le redini del gioco e oggi pare sia la giornata giusta, finchè… 35’,
punizione per loro dai 25 metri, calciata forte e angolata dal neo entrato, che
dicono sia uno specialista: la palla sbatte sulla traversa e si inpenna creando
una parabola che sconsacra le leggi della fisica, infatti invece di uscire
galleggia incredibilmente sulla linea di porta, perfetta per essere appoggiata
dentro dal 10 avversario. Di nuovo parità, 1-1. L’incubo riappare. Non molliamo,
c’è ancora tempo per segnare. Entrano anche Vintage e Marco Conti. Passano
altri 5 minuti e accade il fattaccio. La First giura che l’azione che porta al
calcio d’angolo era viziata da un fuorigioco e visto che la first dice sempre la verità, "maledetta" sia la sfiga che oggi ci perseguita... perchè l'arbitro non se ne accorge. Battuta tesa, Panz rinvia di
testa come riesce, la palla ballonzola sul limite dell’area quando il 4 fa partire un destro terra aria che mi sfiora la faccia e si infila sotto la
traversa. 1-2. L’incubo assume forme reali. Dalla gloria all’inferno nel giro
di cinque minuti. Botta tremenda, l’ennesima. Fatichiamo a riprenderci.
Dovrebbero mancare circa 10 minuti con il recupero, quindi dobbiamo provarci.
Ci riversiamo con tutte le forze rimaste nella loro metà campo ma le speranze si infrangono prima sul palo (gran sinistro dal limite di Bindi che fa palo-schiena del portiere ed incredibilmente esce) e poi a lato (destro a giro di Perro all’ultimo respiro che si spegne sul fondo).
Triplice fischio. I supporters ci consolano.
Succede che
non si trova il risultato anche se ci proviamo in tutti i modi. Si gioca, si
tiene il campo egregiamente, si mantiene il pallino della situazione durante praticamente
tutta la gara. Poi nel giro di cinque minuti ne prendi due, due episodi, due
disattenzioni, due sbavature dentro ad una partita obiettivamente ben giocata.
E’ difficile rialzare la testa in spogliatoio dopo un’altra partita così
intensa, l’ennesima che non porta punti. Poi, consapevoli di aver dato tutto,
raggiungiamo i compagni nell’atrio dell’Appiani. Lì inizia il Terzo Tempo, lì comincia la nostra
domenica, lì continua la gioia di stare insieme, la voglia di continuare a
trovarsi, la consapevolezza di continuare a crederci, prima o poi i risultati
arrivano. Anche se in questo momento raccogliamo meno di quello che seminiamo,
certamente viviamo di certezze tutt’intorno. Il gruppo c’è, la società manco a
dirlo, il mister perfettamente integrato, i supporters ci sono vicini e
capiscono il momento di difficoltà.
Ci troviamo
a guardarci, attoniti, poi Fak
attacca il pezzo, il nostro inno: “You’ll never walk alone” suona Gerry and the
Pacemakers. Sciarpe tese, abbracci infiniti, cantiamo insieme, un corpo unico,
tanti sorrisi. Momenti come questo valgono da soli il prezzo del biglietto. Il
biglietto per chi gioca, per chi allena, per chi viene a tifare la domenica,
per chi lavora per tutto questo. Costruito con il sacrificio e la fatica
durante la settimana.
Anni fa non
avrei mai pensato di giocare a calcio in queste categorie e di sentirmi cucito addosso i colori che porto. I colori di una squadra, ma non solo.
L’amore per il calcio che supera il verdetto del campo. Che se ne dica, è
motivo di orgoglio sapere che il nostro progetto Sanprecario andrà avanti comunque, anche non dovessero
arrivare mai i risultati che meritiamo. Perché quello che stiamo costruendo è
qualcosa di più, destinato a rimanere indelebile nelle pieghe di questa città e destinato ad assumere forme sempre diverse nei cuori di tante persone.
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