

Arriviamo allo stadio che ancora gli allievi di Padova e Chievo occupano i parcheggi in chiacchiera post-partita. Scendiamo disumanati scaricando casse di birra , borse , striscioni. Attraversiamo fieri gli sguardi alieni che ci si posano addosso e raggiungiamo il grande spazio verde del campo di gioco. La partita comincia qui. Le fasi si susseguono uno dopo l’altra: arrivo della banda, spogliatoio, vestizione, riscaldamento poi l ‘appello e l’urlo con cui Marco ci accompagna in campo per l’inizio. Saluto a giocatori e supporter avversari. Tex legge le formazioni che manco Bruno Pizzul. Monetina in aria. Mi guardo attorno ….Appiani… La Polvere sulle tribune custodisce la storia di questo sport, quella trascorsa e quella che vogliamo costruire davanti a noi. Ma non è tempo di perdersi nei pensieri …Campo loro, palla nostra. Egregio fischio e si comincia.
Partiamo con un buon piglio. il Tremignon fatica ad orientarsi negli immensi spazi dell’Appiani e noi siam liberi di giocare palla a terra , vagando da destra a sinistra in cerca dello spiraglio giusto per bucare la linea rivale. Lo troviamo al 10’ quando il cavalier Perro sfrutta un’indecisione della difesa avversaria, si infila veloce fra libero e portiere e mette dentro l’1 a 0 per noi. E ben tornato! Succede però, che dopo il gol, forse mossi dal miraggio di una facile impresa, caliamo l’attenzione, cominciamo a sbagliare , ci intimoriamo e forniamo così agli avversari le condizioni per venir fuori dalla buca. Al 20’ incornata di testa su angolo fuori di poco. Al 25’ l’ala avversaria tira in porta dopo buona progressione, ma trova la presa sicura di “nonchalance” Ciccio. Ma non pigliamo più una palla a centro campo, smarriamo gli equilibri , sbagliamo pure i passaggi più semplici e subiamo al 35’ un gol su mischia, che , per dirla tutta , è realizzato di mano , ma viene convalidato comunque. E' 1 ad 1.Nervosismo e timore. La pausa giunge al momento giusto.
Seduti sulle panche degli spogliatoi ci guardiamo negl’occhi
e ci ricarichiamo . Marchetto invita ripetutamente alla calma, ma lo fa sprizzando
adrenalina da tutti i pori. L’effetto è il contagio. Il the della First lady conclude l’opera…. rientriamo in campo e siamo una squadra diversa.
Aggrediamo compatti ogni pallone vagante, giochiamo veloci proponendoci ai compagni e da banda diveniamo orchestra…ognuno suona i propri spartiti, ma ne vien fuori un'unica e coerente melodia. Intanto i tamburi ed i cori, segnalano il risveglio dei supporter in tribuna. Nel frastuono spicca una voce spinta allo stremo: è mister Max , che urla , indica , impreca. Lo vedono levitare ripetutamente dal primo all’ultimo gradino dello stadio manco fosse ad un allenamento di Zeman. Forse annusa un’aria che si fa carica di buoni presagi. 52’, Doc riceve a centrocampo ed allarga a sinistra. Stoppo ed allungo verso il cavalier Perro che volteggia fra un uomo e l’altro seminando lo scompiglio.Entrato in area vede il bomber stazionare a due passi dalla sacra porta. Lo serve preciso e quello insacca freddo il suo secondo gol consecutivo. E’ 2 a 1 precario. Lo stadio esplode. Cazzo di liberazione. Si riparte e stavolta non abbassiamo la guardia, continuando a pressar forte ed evitando di correre rischi! La strada è quella giusta . Lo si capisce all’80’ quando Jiulian Ross lancia Perro , sulla destra. Il suo cross è deviato dall’ estremo difensore del Tremignon ed il pallone casca preciso fra Doc e Sebastiano.. Sembra che i due se la giochino a carte perché passa qualche istante prima che “the Brain” si decida ad incornare di testa insaccando il 3 ad 1 per noi. Nell’ammucchiata finisco giusto giusto sotto la sua ascella”. Esperienza mistica che arricchisce di strane suggestioni la visione del disagio sugli spalti.
La partita è chiusa, gestiamo gl’ ultimi minuti con attenzione
ed al fischio finale ci prendiam per mano come bambini porgendo il nostro
saluto ai precari in tribuna , comunità in festa!
Una festa che continuerà come di consueto dopo le docce. Perché le nostre
partite han tre tempi ed il più caratteristico è sicuramente l ‘ultimo. La
giornata si chiude lì , con il giovane egregio che decide di condividere con
noi le gioie del dopo gara e Tega , che stile Evita in versione alcolica , ci canta "you’ll never walk alone" da sopra le tribune. Degna immagine conclusiva
dell’ennesima anomala giornata di sport e dei suoi ricordi scritti. Degna immagine conclusiva di un altra bella vittoria!

"Ama lo sport odia il razzismo e forza saNpre!"
scritto da : uarbo
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