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lunedì 8 ottobre 2018

CONTRO IL DECRETO SICUREZZA - SIAMO TUTTI CLANDESTINI EUROPEI


Eliminazione del diritto di iscrizione all’anagrafe per gli stranieri richiedenti asilo. Estensione dell’ambito di applicazione del daspo urbano. 
Abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Sperimentazione del taser da parte della polizia municipale anche nei piccoli comuni.  Abrogazione del sistema SPRAR ed incremento delle strutture straordinarie. Inasprimento delle pene per reati legati ad occupazione di terreni o edifici. Trasformazione del blocco stradale da violazione amministrativa a reato penale.

I provvedimenti inseriti nel decreto sicurezza e immigrazione dipingono un paese soffocato da una guerra di tipo etnico e sociale. Il problema è che questa guerra non è la causa del decreto, ma con tutta probabilità sarà la sua conseguenza! 


L'ASGI lo definisce: " una lampante volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale".

Temiamo che fra queste restrizioni, rientrino i risultati ottenuti dal tessuto sportivo del  belpaese in tema di jus soli sportivo e  pari opportunità di accesso ai campionati federali per atleti italiani e stranieri. 
Temiamo di ritrovarci in quella infame situazione che ti obbliga a comunicare a ragazzi che si allenano con te ogni settimana, che la Domenica non possono giocare perchè sono stranieri e vengono prima gli italiani. Da brividi.

Temiamo allo stesso modo che a finire sotto attacco saranno tutte quelle virtuose esperienze di sport indipendente e popolare che hanno occupato e ristrutturato vuoti urbani, edifici in abbandono, strutture inutilizzate, per offrire ai territori una pratica sportiva laica, gratuita e aperta a tutti.

Di fronte ad un simile scenario, schierarsi è un dovere e una necessità. Il nostro santo ripudia razzismo, fascismo ed ogni forma di discriminazione ed il decreto sicurezza è una bella miscela dei tre elementi!

Prendiamo posizione sovvertendo i termini linguistici della recita. Il fittizio conflitto imposto dall'alto fra gli attori. I nomi che danno forma non al pericolo in sé, ma alla sua percezione e che fanno da palcoscenico all'insorgere dei nuovi nazionalismi razzisti

Se, in questo contesto, di clandestinità si vuole parlare, non possiamo che dichiararci tutti clandestini Europei! 
La nostra clandestinità non si definisce su base etnica, ma rispetto alla restrizione della sfera dei diritti, della dignità e delle libertà politiche ed individuali. Rispetto all’ondata di odio sociale e verticismo autoritario e identitario che sta trasformando il volto del continente europeo. Da questo punto di  vista siamo tutti sulla stessa barca.

Il decreto sicurezza produce clandestinità sociale ed essa prescinde dal colore della pelle. Incrementa sfruttamento, lavoro nero, marginalità, criminalità e nuove forme di schiavitù. La pratica sportiva ci ha educato ad un'altra lingua, che è inclusiva e anti-discriminatoria. Preferiamo continuare ad ispirarci ad essa.

Rifiutiamo la definizione aprioristica dell’illegalità delle persone.
Rivendichiamo una cittadinanza universale.
Contrastiamo la percezione di insicurezza attraverso la costruzione e la condivisione di sane pratiche sportive e sociali.
Camminiamo in direzione ostinata e contraria. 

Contro il decreto sicurezza
dai campi di gioco alle strade e alle piazze
siamo tutti clandestini Europei!

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