Il meeting è ideato e
promosso da SCOSSE,
Stonewall, Progetto Alice e da oltre 250 associazioni del territorio nazionale
ed è un'iniziativa nata basso e autofinanziata.
Ci troviamo in un momento
storico in cui si gioca con la paura, per aprire le porte a sessismo, omofobia
e razzismo, per questo è essenziale utilizzare ogni mezzo possibile per formare
e informare, per mostrare la ricchezza di ogni differenza.
A partire dall'educazione dei
più piccoli, fino ai gesti semplici della quotidianità, dobbiamo essere
portatori sani di buone pratiche, per contaminare e rendere migliore la società
di cui siamo parte attiva.
Ispirati dal meeting del 2018
a Palermo, abbiamo deciso di approfondire ulteriormente gli stereotipi di
genere all'interno del mondo sportivo.
Abbiamo
contattato la prof. Annalisa Frisina per confrontarci con lei su una modalità
di ricerca che potesse essere poi fruibile e utilizzabile, concentrandoci su
come gli stereotipi di genere agiscono sui bambini e le bambine nella scelta
dello sport.
Con Annalisa come relatrice e
Massimo Torresin come laureando è stata scritta la tesi di laurea: "Genere e sport in discussione. Un percorso di ricerca
qualitativa con ragazzi e ragazze di Padova.", portando il nostro
contributo al meeting con un poster.
La ricerca è stata svolta all'interno
della Scuola Secondaria di 1' Grado Copernico (Padova), con
le classi 1'E e 1'F, con un totale di 37 partecipanti di cui 20 maschi e 17
femmine.
Il metodo utilizzato è quello della
ricerca qualitativa, con il focus group: ogni classe è stata suddivisa in 2 gruppi (misti ed eterogenei), per un totale di 4
focus group della durata di 1.5 ore ciascuno.
Gli sport praticati da bambini e bambine
danno già un'indicazione di come il tipo di sport si suddivida in maschile e
femminile: solo i maschi giocano a calcio e solo le femmine praticano la danza
e la pallavolo, mentre per altri sport come il nuoto la suddivisione è meno
netta.
Da questi dati iniziali si nota anche
come le ragazze siano più predisposte, seppur timidamente, a praticare sport
non gender traditional come il kung-fu, la scherma e qualche esperienza in
passato di calcio e rugby. Questo non succede tra i maschi, che tendono a
scegliere sport tradizionalmente maschili o neutri.
Da questo e dalle discussioni avvenute
all'interno dei focus group possiamo dedurre che un ragazzo che pratica uno sport
tradizionalmente definito "femminile" è più stigmatizzato rispetto ad
una ragazza che pratica uno sport "maschile". Si nota inoltre che la
pratica di sport non tradizionali per il proprio genere diminuisce la
percezione negativa, per cui l'esperienza aiuta nella definizione delle
categorie.
Quando parliamo di discriminazioni di
genere non dobbiamo fermarci al femminile e ai limiti che le ragazze
incontrano, ma considerare le limitazioni dovute al genere in entrambi i sessi.
Il dato senza dubbio positivo è che, per
quanto già esistano le suddivisioni degli sport in categorie di genere, vengono
espresse anche rivendicazioni di parità nella scelta dello sport.
Per noi questa ricerca è solo l'inizio
di un percorso che possa favorire i bambini e le bambine nella scelta sportiva
che più li attrae, con la libertà di scegliere qualsiasi tipo di sport, senza
la stigmatizzazione che spesso la pratica di uno sport non gender traditional
porta con sé.
Educare alle differenze è senza dubbio
un momento magico, in cui le riflessioni e le esperienze riportate ci mostrano
un mondo possibile, una strada da percorrere per lottare nella nostra
quotidianità contro ogni tipo di stereotipo e a favore dell'inclusione.
Ripartiamo da qui, carichi e cariche di
idee positive, di messaggi confortanti e di contatti che aiutano a crescere,
per continuare il nostro percorso contro ogni discriminazione.
Same Sport Same Rights
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