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venerdì 5 ottobre 2018

EDUCARE ALLE DIFFERENZE V - PALERMO: PRECARI CONTRO TUTTE LE DISCRIMINAZIONI


Quando qualche mese fa abbiamo ricevuto l'invito a partecipare, come Polisportiva Sanprecario, al meeting "Educare alle differenze V" a Palermo, non sapevamo che avremmo incrociato sul nostro cammino persone, associazioni e realtà molto diverse, ma unite da un unico scopo: un'educazione laica, che fa delle differenze un valore e una risorsa. In questo periodo storico ricco di paura del diverso e di propaganda politica che la promuove, incontrare così tante individualità sensibili a questo tema e disposte a mettersi in gioco, è un valore da non sottovalutare.



Il meeting è stato ideato e promosso da SCOSSE, Stonewall, Progetto Alice e da oltre 250 associazioni del territorio nazionale ed è un'iniziativa nata basso e autofinanziata.
Il 29 e 30 settembre si sono concentrati, presso i Cantieri Culturali della Zisa, molti e diversi laboratori in sessione parallele, conversazioni in cui confrontarsi su temi sensibili, teatro, musica e arte. Nella plenaria introduttiva e conclusiva si è compreso il punto di partenza, descritto con emozione dalle associazioni promotrici e i tanti punti ancora da raggiungere, dandosi l'appuntamento per Educare alle Differenze 6 a Pisa. 
Passeggiando per i Cantieri abbiamo incontrato i vari stand associativi, mostre, uno spazio dedicato alla libreria, sensibile agli stereotipi di genere, e attività per famiglie e bambini. Un insieme di eventi ricchi di spunti di riflessione, che mirano a mostrare come le differenze possano essere sempre un risorsa e non un limite.

Ma facciamo un passo indietro. Da circa un anno e mezzo la Sanprecario si è interessata allo sport femminile in Italia e alle discriminazioni che la legge 91/81 permette, delegando la scelta degli sport professionistici a Coni e Federazioni Sportive. Il risultato è "stupefacente": gli unici 4 sport professionistici sono calcio, basket, golf e ciclismo, tutti e 4 declinati solo al maschile. Ogni atleta donna (e tutti gli atleti uomini delle altre numerose discipline) in Italia è quindi per legge, dilettante. Le conseguenze sono drammatiche 
perché in quanto dilettanti le atlete e gli atleti non hanno le tutele di base di un lavoratore, come ad esempio il pagamento dei contributi pensionistici, la tutela in caso di invalidità o maternità, una dignitosa assicurazione sanitaria. Per le donne la situazione è per quanto possibile ancora più grave, a causa delle clausole anti-maternità, che prevedono la rescissione automatica del contratto nel caso in cui l'atleta rimanga incinta.
Alla luce di questa scoperta la prima reazione possibile è stata l'indignazione. Dopo aver parlato con molte atlete di alto livello ed esserci confrontati con l'Associazione Italiana per i Diritti delle Atlete (ASSIST), abbiamo approfondito la nostra riflessione lanciando la campagna "Same Sport Same Rights", ancora all'inizio del suo lavoro, a causa delle evidenti difficoltà a trovare un modo pratico e applicabile per migliorare la situazione.
Ci siamo spinti anche oltre, cercando di comprendere e riconoscere gli stereotipi di genere che utilizziamo quotidianamente senza rendercene conto, radicati nella nostra cultura e così presenti da passare inosservati. Gli stereotipi sono un indispensabile strategia di categorizzazione, utili perché velocizzano l'elaborazione di un mondo di esperienze variegato, sempre in cambiamento. Utilizziamo le conoscenze che derivano dagli stereotipi per prevedere, rappresentarci e valutare il comportamento delle singole persone. Nel caso del genere, non importa cosa effettivamente facciano gli uomini e le donne, anche se si tratta delle stesse attività, l'essere maschio o femmina ne sottolinea la differenza. Così una donna calciatrice è percepita come bella o al contrario poco femminile, un uomo calciatore come un atleta, forte, dotato.
Ci siamo anche chiesti come prevenire l'uso degli stereotipi di genere e la risposta è stata quella educativa: partire dai bambini, insegnando loro il valore delle differenze, poteva essere una delle risposte. Anche per questo abbiamo scritto il progetto che si è poi trasformato nel laboratorio portato al meeting "Educare alle differenze V" a Palermo: "Same Sport Same Rights: il genere influenza la scelta dello sport?". Il laboratorio, rivolto a insegnanti, professionisti/e dell’educazione, operatori e operatrici del sociale, ci ha permesso di riflettere sul nostro uso degli stereotipi di genere nella descrizione degli sport e delle caratteristiche che rappresentano il maschio e la femmina. 
Solo con la consapevolezza potremo poi, in quanto adulti, cercare di non influenzare la scelta dello sport nei più piccoli usando il genere come criterio, sperando in un mondo in cui lo sport unisce e non separa, esalta le differenze e non le nasconde; in un mondo che valorizza tutto lo sport, indipendentemente dal genere e dalla razza e rende gli spazi per praticarlo accessibili a tutti.
Con il ricordo della bellezza di Palermo, con le sue meraviglie e le sue contraddizioni, siamo tornate a Padova con molti altri spunti per portare avanti la nostra campagna Same Sport Same Rights, per i diritti delle atlete e la nostra riflessione sul genere, i suoi stereotipi e i suoi significati.





 


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